Solventi Clorurati nelle acque


Cosa dice la normativa sulla potabilità, la contaminazione ambientale e la bonifica
La bonifica: tempi e metodi
Le norme che si occupano di solventi clorurati in Italia sono diverse e le concentrazioni
ammissibili variano a seconda della finalità perseguita dalla normativa.
Le acque potabili, destinate al consumo umano, sono regolamentate dal D.Lgs. 31/01.
La norma stabilisce che la somma di tetracloroetilene e tricloroetilene fornite
attraverso una rete di distribuzione, nel punto in cui queste fuoriescono dai rubinetti,
utilizzati per il consumo umano, non possa superare i 10 microgrammi/litro.
Tale concentrazione è stata stabilita in base al principio di precauzione ed è circa 100
volte inferiore alle quantità necessarie a produrre effetti tossici sull’organismo umano.
La presenza di solventi clorurati nelle matrici ambientali è invece regolamentata dal D.Lgs.
152/06 (Testo Unico Ambientale). La normativa si occupa di definire i livelli accettabili nei
terreni e nelle acque sotterranee (Allegato 5, parte IV del D.Lgs 152/06 tabelle 1 e 2).
Il valore fissato per il tetracloroetilene nelle acque sotterranee è di 1,1 microgrammi/
litro e 1,5 microgrammi/litro per il tricloroetilene.

Nei terreni i limiti di accettabilità cambiano a seconda della destinazione d’uso del
sito. Nel caso del tetracloroetilene le concentrazioni ammissibili sono di 0,5 mg/kg per
terreni residenziali e 20 mg/Kg nel caso di terreni ad uso commerciale e industriale.
In caso di superamento di tali valori devono essere intrapresi interventi di bonifica.

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